A cura di:

Dott. Francesco Iarrera - Responsabile regionale UOL - AIDAP


La giornata inizia con le migliori intenzioni e seguire “bene” la dieta sembra un obiettivo a portata di mano. Le regole sono chiare, la volontà è ferma. Tutto è in ordine per non fallire: “devo controllare la mia alimentazione”. Poi l’imprevisto: un evento, un’emozione,una trasgressione e tutto svanisce in un lampo. La fermezza iniziale lascia il posto alla disinibizione, l’ostinato controllo si tramuta in disperazione, gli obiettivi svaniscono e l’unica cosa che si può fare è mangiare. Mangiare senza controllo, a volte senza fame, fino a star male, fino a sentirsi scoppiare.

Se anche voi vi riconoscete in questa descrizione, non siete i soli. Alcune ricerche suggeriscono che circa il 30%dei pazienti, seguito in un centro per curare i propri problemi di peso,  presenta queste caratteristiche, riconducibili, con molta probabilità, ad una patologia nota come disturbo da alimentazione incontrollata (BED).

Recentemente, il Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali (DSM V), ha inserito tale condizione a sestante, chiarendone i criteri diagnostici:

1. Presenza di episodi bulimici. Tali episodi sono caratterizzati da entrambi gli aspetti seguenti:

    •  Mangiare, in un periodo definito di tempo (ad esempio, un periodo di due ore) una quantità di cibo significativamente maggiore di quella che la maggior parte delle persone mangerebbe nello stesso tempo ed in circostanze simili.
    • Sensazione di perdere il controllo durante l’episodio (ad esempio, sensazione di non riuscire a smettere di mangiare o di non controllare cosa o quanto si sta mangiando).

2. Le abbuffate sono associate con almeno tre dei seguenti aspetti:

A - Mangiare molto più rapidamente del normale.

B – Mangiare fino a sentirsispiacevolmente sazio.

C – Mangiare grandi quantità di ciboquando non ci si sente fisicamente affamati.

D – Mangiare in solitudine perl’imbarazzo provato per la quantità del cibo introdotto.

E – Sentirsi disgustato, depresso oassai in colpa dopo l’abbuffata.

3. È presente un marcato disagio in rapporto alle abbuffate.

4. Le abbuffate si verificano, in media, almeno una volta alla settimana per 3 mesi

5. Le abbuffate non sono associate con l’attuazione costante di condotte compensatorie inappropriate come nella bulimia nervosa e non si verificano esclusivamente durante il decorso della bulimia nervosa o dell’anoressia nervosa.

Il punto 5 rende chiara la ragione per cui chi soffre di BED abbia anche un problema di sovrappeso, più o meno grave. Gli episodi bulimici causano un elevato introito calorico che non è compensato costantemente, come accade in altri disturbi alimentari. E così, il peso tende a salire inesorabilmente, innescando un circolo vizioso, in cui si susseguono periodi di dieta ferrea, impossibili da sostenere, ad altri di totale perdita del controllo sul cibo, al termine del quale il peso risulta essere sempre più elevato.

Per questa ragione, i pazienti con BED tentano di risolvere il loro problema utilizzando una dieta, a volte prescritta, altre in forma autonoma, alimentando, di fatto, il disturbo stesso, poiché una delle cause che conduce alla perdita di controllo sull’alimentazione è la dieta stessa, basata su regole rigide ed estreme.

Tuttavia, le ragioni che attivano un episodio bulimico possono essere legate anche a ragioni diverse dal seguire una dieta. Molte persone, infatti, perdono il controllo sul cibo in seguito a forti emozioni che non riescono a tollerare, e che tentano di modulare usando il cibo, con la conseguenza che le emozioni negative sono intensificate per via della reazione legata all’eccesso di cibo. In sostanza si tratta di un altro circolo vizioso.

Qual è la terapia?

Malgrado chi soffra di questo disturbo spesso percepisca un senso di ineluttabilità in ciò che gli accade, lasciandosi andare ad una deriva psicologica e comportamentale molto rischiosa, oggi la ricerca fornisce ai clinici strumenti e tecniche utili per curare tale disturbo.

C’è evidenza che il protocollo più efficace per la cura del BED sembra essere la Terapia Cognitivo Comportamentale,che permette ai pazienti di erodere gli aspetti cognitivi e quelli comportamentali che sostengono tale patologia.

Si tratta di una terapia breve, la cui durata èdi 24 settimane, al termine delle quali gran parte dei pazienti impara a mantenere il controllo sul cibo.

Inoltre, questa forma di terapia può essere affiancata da uno specifico protocollo che mira ad insegnare ai pazienti ad avere un approccio alimentare basato su regole dietetiche flessibili, in grado di affrontare il problema del sovrappeso presente in questi pazienti.

In sostanza, questa forma di terapia va a risolvere una questione che per anni ha creato disagio nei terapeuti, di fatto,impossibilitati a trattare la parte del disturbo alimentare e quella dell’obesità, entrambe presenti nel BED.