Dott. Francesco Iarrera - Responsabile UOL AIDAP Oliveri, Referente Regionale AIDAP SICILIA


Padre Santino e madre Costanza vogliono iniziare un programma di perdita di peso.

Entrambi vivono in un eremo, con alberi intorno, fiumi e colline verdi. Se state pensando si tratti di un posto da sogno, avete ragione.
Padre Santino mi ha invitato a visitarlo, usandomi la benevolenza di confermare l'invito anche quando ha scoperto che sono una pecorella inciampata nella propria fede.

"A noi interessano le persone, non il Dio che pregano. Loro non lo sanno, ma alla fine tutti pregano un solo Dio, il nostro." E gli e' sfuggito di bocca un mezzo ghigno che mi ha ricordato che anche i preti sono uomini.

A fine incontro, hanno precisato l'intenzione di seguire il programma assieme. Volevano aiutarsi a vicenda. "Dottore, da soli si va più in fretta, ma solo assieme si arriva lontano".

La chiesa ha qualche difetto e tante belle persone.

Sono stato molto contento di potergli dire che anche i ricercatori si sono convinti della loro teoria basata sulla comunione. Solo che gli scenziati hanno superato la fede e lo hanno dimostrato con uno studio su Obesity.

I risultati della ricerca, consigliano di iniziare un programma di perdita di peso scegliendosi un compagno. Meglio se si tratta del proprio partner nella vita. Le conseguenze sono formidabili: chi dei due è meno motivato riceve una carica dal compagno che lo è di meno e così avrà maggiori risultati. E anche il più motivato si arricchirà della compagnia, ottenendo a sua volta una maggiore perdita di chili, che se avesse iniziato il percorso da solo.

E' un po quello che succede ai ciclisti quando affrontano una gara mettendosi in fila indiana, per permettere a chi è dietro di subire meno gli effetti negativi della resistenza dell'aria.

Quando ho spiegato di questa ricerca, nessuno dei due è sembrato sorpreso. "E' ovvio, nessuno può salvarsi da solo, nemmeno chi deve dimagrire."

Malgrado la ragione del nostro incontro, nessuno di loro ha rinunciato a diffondere il verbo. Il Padre mi ha spiegato che la chiesa di oggi è una azienda e deve occuparsi di fede e di cristiani, nel senso di persone. Meno chiacchiere e più diritti civili, pochi sfarzi e più carità.

Improvvisamente quel prete, con barba, occhiali e la voce buona di chi ha un perdono per tutti, mi è sembrato un vero rivoluzionario. Una specie di Robespierre in abito talare.

Ho pensato che se ci fossero più preti come lui, forse ci sarebbero più ragazzi all'oratorio a cercare di orientarsi nel labirinto delle proprie paure.


Mi hanno salutato con un rassicurante "Santa pace". Ha funzionato: la giornata è migliorata per tutti noi, ma gli ho consigliato di usare quel termine con parsimonia, altrimenti rischierebbero il peggior insulto dell'era moderna. Essere considerati buonisti.