Dott. Francesco Iarrera - Responsabile UOL AIDAP Oliveri, Referente Regionale AIDAP SICILIA


"Guardi, sono qua solo perché mia moglie ha insistito."  Il primo colloquio con Gianluca è iniziato così.

Ma poi è finito così: "Dottore, voglio provare a perdere gli otto chili che mi possano permettere di ridurre la mia glicemia."

Cosa è successo, nell'arco dei 45 minuti del primo incontro che ha fatto cambiare idea?

E' stato motivato al cambiamento.

E' normale incontrare persone che hanno bisogno di perdere peso ma che non sono pronti a cambiare modo di comportarsi e di vivere. Siamo tutti molto affezionati alle nostre abitudini e metterle in discussione richiede uno sforzo che non sempre siamo disposti ad accettare.

Quando incontriamo persone come Gianluca la prima cosa che farebbe chiunque è iniziare a spiegargli le ragioni per cui la moglie abbia ragione a insistere: la salute, la forma, la vitalità.

Fatelo, e sentirete inserirsi il pilota automatico che fa scattare la risposta standard: "si, ma..."

Fine del gioco. Dopo il "ma" il paziente elencherà le ragioni per cui non conviene cambiare, per cui sia il dottore e naturalmente la moglie hanno entrambi torto. E secondo  un’antica teoria impariamo dalle parole che diciamo.

E allora?

Allora la prima cosa da fare è evitare un aumento della resistenza. Fare in modo che il muro di convinzioni che ostacola il cambiamento non diventi insuperabile.

Le cose da fare per prime sono due:

  1. Accettare che non sempre le persone sono disponibili al cambiamento.
  2. Ascoltare le difficoltà a non cambiare, senza giudicarle.

Poi c'è tutto il resto. Che vedremo più avanti.

Sembra sempre impossibile fino a quando non viene fatto.

(Nelson Mandela)

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