Dott. Francesco Iarrera - Responsabile UOL AIDAP Oliveri, Referente Regionale AIDAP SICILIA


Quando l’anoressia si fa molto ripida, capita che le ragazze mi chiedano un aiuto speciale. Vogliono che trovi una soluzione per chiudere la partita. Non con la malattia. Con la vita.


"Non posso farcela a guarire", dicono, "Inutile vivere in questo modo". Meglio lasciarsi andare e farsi trasportare dalla corrente.

L'anoressia è così: non ti consente di sapere più chi sei, né come sia scivolata in quel pozzo.

Non sentivo Gemma da molti mesi. Avevo rimosso le lunghe serate passate a consolarle le crisi disperate del terrore da cibo. Non sopportava l'idea di dover mangiare: i suoi 27 kg erano troppi.

Quando ho visto il suo numero mi sono sentito come i ragazzi di Steven King nel romanzo IT: trasportato di colpo in un mondo di ricordi cancellati. Il cuore ha aumentato i giri, come quando vediamo la persona che amiamo.

Mi faccio forza, raccolgo tutto il mio entusiasmo dentro un sorriso e rispondo, pronto ad essere investito dalle antiche urla.
"Geeemmaa buongiorno!", ed ho allontanato l'apparecchio per difendermi dai decibel.

"Buongiorno dottore, spero stia bene, oggi è il mio primo compleanno."

"Aspetta", ho pensato, "non piange e non urla. Ma perché dice cose strane?". Gemma ha 19 anni, un'eta in cui si impara a proteggersi dall'amore e non a mettere la prima candelina sulla torta. "Forse le è successo qualcosa peggio dell'anoressia? Ma perché esiste qualcosa peggio dell'anoressia?". E mi sono rilassato.

"Gemma, un anno?". "Si, esattamente un anno fa sono nata per la seconda volta. E' un giorno speciale, il primo compleanno, della mia seconda vita."

Ora i pensieri mi si erano sciolti e la scena appariva chiara come unga giornata di Luglio.

Gemma l'aveva fatta franca ad un tentativo di suicidio: la mamma era rientrata in tempo dalla spesa e i medici hanno fatto il resto. Ogni volta che mi parlava di questa vicenda piangeva, confusa fra la rabbia e la vergogna.

Quando la vita ti sfugge di mano, è più facile gettare la spugna che continuare ad incassare colpi cui non sai reagire.

Qualcuno l'aveva anche biasimata, "Non si fa, ti rendi conto che c'è chi vuole vivere e invece muore?"
Solo chi ha avuto l'anoressia capisce che fra la morte e l'anoressia l'unica differenza è che la morte sa consolarti con la speranza di non soffrire più.

Avere l'anoressia è come guardare la vita attraverso un vetro: vedi tutto ciò che succede ma non riesci a toccarla.

Chi resuscita da questa malattia è speciale per definizione Celeste: trova forze che non esistono per cercare un riflesso condizionato di vita. Da qualche parte queste ragazze riescono a scovare un granello di orgoglio che riaccende il rumore della battaglia.

Anche Gemma è una ragazza speciale. Dopo aver mancato l'appuntamento con la morte, ha scovato un passaggio segreto per la speranza ed è riemersa dalla malattia.

Quando ero ragazzo le donne supereoroe avevano la faccia liscia di Wonder Woman e della donna bionica. Quelle di oggi, invece, non indossano più costumi sgargianti, né fanno salti da venti metri. Le riconosci subito, sono quelle che festeggiano i compleanni alternativi e mentre sorridono ti raccontano che non esistono burroni così profondi da cui non si possa risalire.