Dott. Francesco Iarrera - Responsabile UOL AIDAP Oliveri, Referente Regionale AIDAP SICILIA
Ieri sera ero a cena con persone che non conoscevo. Appena scoperto il mio lavoro, tac! “Mio figlio mangia soltanto tre o quattro alimenti, devo preoccuparmi?”. In pochi attimi ho messo via la mia tenuta da divertimento e inforcato i pensieri da dottore.
La maggior parte delle volte si tratta di una naturale inclinazione umana di desiderare ciò che ci piace, infischiandosene se faccia bene. Spesso capita con bambini nominati capitani della casa e dunque in pieno diritto a stabilire il menù del giorno, che raramente include cibi segnati ai primi livelli della piramide.
Ma in altri casi questo atteggiamento può essere grave e mettere a rischio la salute del bambino.
Ai miei nuovi amici, ho spiegato che prima di preoccuparsi sul serio, bisognerà sottoporsi a un semplice questionario:
- Il peso del bambino è troppo basso per l’età?
- Un professionista ha stabilito che c’è un deficit nutrizionale significativo?
- Il bambino ha necessità di nutrirsi con supplementi o nutrizione enterale?
- Il modo di mangiare ne compromette relazioni e funzionamento psicologico?
Se rispondete sì ad una sola di queste domande, c’è un problema di nome ARFID e conviene che vi diate una mossa a tirare vostro figlio fuori da questo pantano.
ARFID sembra il nome di un cartone animato. Per spaventarvi avrei dovuto dire anoressia o bulimia. Ma dovete sapere che il signor ARFID è il cugino primo di queste malattie, meno noto ma non meno preoccupante.
Ci sono tre tipi di ARFID:
- Il bambino non mostra interesse verso il cibo
- Il bambino evita il cibo a causa del suo odore, consistenza, gusto
- Il bambino ha paura di soffocare, vomitare o stare male.
Il suggerimento è di rivolgervi rapidamente ad una struttura o uno specialista che cura i disturbi dell’alimentazione. Se è vero che bisogna preoccuparsi è altrettanto vero che non dovete strapparvi i capelli.
Oggi esistono valide terapie capaci di restituire vostro figlio ad una vita sostenibile, senza cicatrici da scambiare in fallimenti nella vita futura.
La migliore terapia sembra la cognitivo comportamentale (non ci sono abbastanza studi in proposito), che permette di affrontare la questione sia riguardo i comportamenti sia i pensieri, e se volete saperne di più potete contattarci.
Per il resto, la cena era ottima e la compagnia pure. Ma non so se al prossimo invito mi presenterò con la busta di carta con la bottiglia di vino o direttamente col camice.