A cura di:

Dott. Francesco Iarrera - Reponsabile UOL AIDAP

Dott. Antonino Faillaci - Responsabile centro Metamorfosi


Una donna di 57 di Perugia è morta in seguito alla prescrizione - di uno specialista abilitato - di un protocollo dimagrante che prevedeva il digiuno totale.

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Dott. Francesco Iarrera -Reponsabile UOL AIDAP

Dott. Antonino Faillaci - Responsabile centro Metamorfosi


Una donna di 57 di Perugia è morta in seguito alla prescrizione - di uno specialista abilitato - di un protocollo dimagrante che prevedeva il digiuno totale.

Eventi simili rinforzano la consapevolezza che affidarsi a programmi nutrizionali estremi può condurre a conseguenze nefaste. Non si tratta di casi isolati, né si deve disgiungere questo evento da pratiche apparentemente meno ardite, ma che condividono la stessa assenza di evidenza scientifica, avallando implicitamente una libera interpretazione di atti medico-sanitari, distanti dal principio di sicurezza cui la medicina deve ispirarsi.

La disinvoltura con cui si propongono regimi fortemente ipocalorici, chetogeni, digiuni integrati e intermittenti, test di intolleranze, è distante da quanto suggerito alla signora dell’articolo solo temporalmente. I principi fondanti sono identici: il rifiuto di aderire ai principi scientifici che l’appartenenza alla professione sanitaria impone.

Ogni professionista della salute è tenuto a seguire le linee guida per l’ambito di cura da trattare. Ogni paziente ha il diritto di richiedere allo specialista se quanto consigliato aderisca alle suddette linee guida o sia frutto di una libera, audace, interpretazione. In quest’ultimo caso deve riflettere approfonditamente sui vantaggi di questa scelta.