Dott. Francesco Iarrera - Responsabile UOL AIDAP Oliveri, Referente Regionale AIDAP SICILIA


Uno dei segnali dei cambiamenti epocali cui stiamo assistendo è l’annuncio di alcune compagnie aeree di voler realizzare sedili più grandi, adatti a chi pesa troppo.

Elisa appartiene all’elite di privilegiati che potrà usufruire di questo cambio di seduta.

Per la laurea le avevano regalato un viaggio e per la prima avrebbe preso un aereo. Contenta come un bambino alle giostre fa il check-in, passa i controlli e sale sull’aereo. Quando prova a sedersi scatta il dramma: resta in bilico sui braccioli. 

Racconta che la faccia del suo vicino di posto ha attraversato tre differenti emozioni: prima, preoccupazione per dover condividere la traversata piegato su un lato, dopo, ilarità per il mancato aggancio alla poltrona, infine, compassione per le lacrime che la ragazza non è riuscita a trattenere.

La gioia del volo era stata sostituita dalla vergogna. 

Interviene una Hostess e le propone di occupare un posto in prima classe, dove le sedie sono più comode. La distanza dalla nuova destinazione era di otto metri, i più lunghi della sua vita. “Ad ogni passo sprofondavo nella vergogna. Erano tutti seduti e mi guardavano con disprezzo. Ne sono certa.” 

La logica può obiettare che si tratti di un falso pensiero, ma la percezione è l’unica realtà che la mente conosce.

“Sono salita sull’aereo come la donna più felice del mondo e ne sarei scesa disintegrata”.

Arrivata al nuovo sedile, si sentiva come un ladro che svolta l’angolo e si toglie dalla vista della polizia: finalmente al sicuro. Prende la mira e si avvia a parcheggiarsi, decisa a chiudere gli occhi e isolarsi dal resto del mondo. 

Mentre le sue anche si abbassavano ha sentito la pressione dei braccioli sui fianchi. Ora la vergogna era disperazione. “Ho immaginato il capitano che si avvicinava e mi comunicava la triste notizia: mi dispiace signora, lei ha un sedere troppo grande per i nostri piccoli aerei. Deve scendere”.

“Forse posso farcela a incastrarmi”, ha sperato Elisa, mentre lasciava che i suoi 147 kg spingessero il suo corpo in quello spazio angusto. Le cosce si stringono, poi cedono e si adattano al sedile come fa un budino versato in un vasetto.

Sembrava finita, ma come in ogni dramma che si rispetti la scema più commovente arriva sul finale.

Iniziano le operazioni di rullaggio, il pilota spinge l’aereo sulla pista e la voce metallica invita ad allacciare la cintura. Elisa è nuovamente in preda al panico, per la sua sicurezza mancano ancora cinquanta centimetri. Era rassegnata. 

Lo stewart si è avvicinato con estrema discrezione, ha adattato la cintura con la prolunga e le ha accarezzato la mano.  Con gli occhi ancora lucidi Elisa ha abbozzato un sorriso e ha pensato che a volte gli angeli hanno il viso di persone che non conosciamo.

Per tutta la durata del viaggio, il suo pensiero ha volato fra due scelte: trasferirsi negli stati uniti, dove le compagnie aeree hanno posti extra large o ridurre il volume del suo sedere. 

Ha perso 15kg in due settimane, Elisa è rimasta in Italia. Arrendersi è un diritto che l’eccesso di peso non ti concede.