Dott. Francesco Iarrera - Responsabile UOL AIDAP Oliveri, Referente Regionale AIDAP SICILIA


"Dottore le prometto che prenderò un chilo". 

Alice ci credeva davvero. Tutte le ragazze ci credono davvero, quando ancora non hanno guardato negli occhi dell'anoressia e scoperto le regole del suo gioco.

L’anoressia è così: credi di sapere ma non capisci, credi di vedere ma hai perso gli occhi, credi di sentire ma ti si è appassito il cuore.

Ti convince che la felicità è là, a qualche chilo di distanza. Inizi a inseguire un'oasi che è solo un’allucinazione e quando te ne accorgi sei nel deserto della solitudine.

"Alice, lo sai che non puoi promettere riguardo la malattia. Il problema alimentare te lo impedisce." Lei stringe i pugni, tira fuori il fazzoletto umido di pianto e si asciuga nuove lacrime di delusione. "No dottore, stavolta sarà diverso".

Come quel tale che scriveva sulla porta la scritta: Oggi no, domani si.

Il punto è che se hai l'anoressia, tu non decidi, non prometti e non mantieni.

Alice è della stirpe dei miracolati dalla vita. Nel senso che la vita l'ha equipaggiata delle contromisure all'infelicità, allenandola alle disgrazie.

La madre è morta di Anoressia, quando lei aveva 15 anni. Pochi mesi dopo il fratello ha stretto un patto con la bottiglia e ancora oggi lo rispetta. Quando pensava di aver saldato il conto per le colpe commesse e che non conosce, il padre ha perso il lavoro. 

La fortuna è certamente cieca ma la sfortuna deve avere una vista brillante. 

Nel frattempo lei si laurea campione del mondo di iella e si ammala di anoressia. Lascia il lavoro ed i sogni e così può dedicarsi all’arte del conteggio delle calorie e al suo cane Billy, con cui condivide porzioni sempre maggiori che il padre superstite prepara per lei.

Il destino traccia ad alcuni di noi una strada che non sempre possiamo evitare.

Alice è svelta di cervello: tu stai pensando a cosa dire e lei sa già la risposta. Ci parli e ti domandi ma com'è possibile che stia così male.

L'anoressia inceppa la mente, come un computer guasto: cerchi di aprire un programma e si attiva sempre e solo quello dell'anoressia. Ti sforzi di cambiare immagine e una forza oscura, tipo quella di Star Wars, ma cattivista, ti riporta nel mondo malato.
Come un lottatore di wrestling che cerca faticosamente di rialzarsi dal tappeto e l'avversario lo prende e scaraventa di nuovo giù.
Solo che nell'anoressia non c'è giudice che suona la campana e se getti la spugna muori nel niente.

Eppure Alice dal tappeto si era alzata. Ci eravamo arrampicati dai 28 kg scarsi, ai 51 di ritrovata vitalità e presenza mentale.
Andava a mare, le amiche avevano ripreso a cercarla. All'epoca non c'era ancora il reddito cittadino e si era convinta fosse bene cercarsi un lavoro. 

Aveva persino trovato un corteggiatore. "Dottore, dopo una vita a piangere per la malattia, ieri ho pianto per un ragazzo. E non so cosa sia peggio."

L'amore è solo per chi ha la forza di perdonare ed io sono ancora in attesa di una risposta.

Da lì è iniziata una lenta discesa. Il mondo che aveva ricostruito ha iniziato a sfaldarsi e l'immagine di una vita felice cominciava a sparire. Come la foto di Mc Flay, in Ritorno al futuro. Chilo dopo chilo, è ripiombata nel buco nero della anoressia. A ogni chilo si ripeteva che ne bastava solo un altro e poi si sarebbe fermata.

Mentre precipitava, continuava a promettere. Ha promesso talmente tante volte che la parola stessa ha smesso di esistere, oltre che di avere senso. Erano solo auto bugie, di quelle che raccontiamo agli altri e a noi stessi quando ci vergogniamo o ci sentiamo in colpa.

Le storie felici riempiono il cuore di speranza. Ma sono quelle tristi che ci mostrano le ragioni per cui dobbiamo smettere di lottare.