Dott. Francesco Iarrera - Responsabile UOL AIDAP Oliveri, Referente Regionale AIDAP SICILIA


I signori Acquaviva sono una mamma e un papà come gli altri. Si svegliano ogni mattina alle sei, alzano la serranda del loro negozio e combattono contro gli urti della quotidianità.

Sono molto religiosi. Ogni domenica seguono messa per raccomandarsi al grande capo e barattare la propria felicità in cambio della guarigione di Marina, la figlia prosciugata dall’anoressia.

I signori Acquaviva appartengono alla seconda generazione di fedeli: mentre pregano, cercano una soluzione.

Ogni settimana, accendono la loro Ford nera e coprono duecentocinquanta chilometri di speranza - all'andata e altrettanti al ritorno - per portare Marina a seguire la terapia.

I genitori di figlie che inciampano nell'anoressia si ritrovano catapultati in una realtà fatta di lacrime, disperazione e crisi isteriche. E non possono lasciarsi andare.

Devono diventare come gli asini: avere la loro pazienza e capacità di carico e inerpicarsi in una salita dura, evitando di schiattare. E molti non schiattano solo perché non sopporterebbero il torto di abbandonare la loro figlia. Non gli è concesso nemmeno risolvere la questione assestando un cinque in faccia alle stravaganze adolescenziali.

Devono imparare a sospendere il fare emotivo tipico dei genitori e agire da terapeuti. Resistere alla disperazione della persona che hai messo al mondo e aiutarla a comprendere, ancora, ancora e ancora, che quello che pensa è colpa della malattia.

Non basta dirle che andrà tutto bene. Devono indicarle la strada e darle il coraggio di imboccarla.

Non esistono genitori colpevole della malattia della figlia, ma genitori che ne ostacolano o ne facilitano la guarigione. A quest'ultima categoria sono iscritti i signori Acquaviva.

La vicenda della piccola Marina mi riporta alle storie dei film dei miei tempi: dopo colpi di scena, tremende sfortune e il cattivo privo di pietà, arrivano gli eroi.

Solo che in questo caso non hanno mantelli rossi, non volano e non hanno la forza di Ercole.

Hanno pochi capelli in testa, gli occhiali, guidano una Ford e si fanno chiamare mamma e papà.