Dott. Francesco Iarrera - Responsabile UOL AIDAP Oliveri, Referente Regionale AIDAP SICILIA


Quando accendiamo il telefono, speriamo di trovarci un buongiorno speciale, che non faccia pentire di essersi svegliati. Niente da fare.

"Sono una mamma disperata, la prego di aiutarmi". Cominciava così il messaggio con cui ho iniziato a socializzare col mondofonino.

Niente cuori, niente immagini con inni alla vita, ma una secchiata di acqua ghiacciata, fatta di disperazione e impotenza.

Ho finto una voce sveglia e ho chiamato la signora.  "Signora come posso aiutarla?"

Mi sono sciroppato tutta d'un fiato una storia che per trovargli un senso bisogna capovolgerla.

La figlia pesa 32 kg e non ha il ciclo da 4 anni. Nessuna sorpresa, se fai il mio lavoro.

Da 8 anni ha iniziato un percorso ad ostacoli, inciampando su ognuno di essi. Una storia di fallimenti, condita da 20 dottori, terapie andate a male, ricoveri a perdere e maghi della guarigione di ogni ordine e grado. Dalla musicoterapia all'ipnosi, le ha provate tutte, tranne una terapia seria.

 Poi ha tentato di farla finita. Due volte.

Proviamo rabbia quando i limiti delle nostre conoscenze non risolvono il dolore, ma è sgomento quello che ci assale quando un sistema antiscentifico si accanisce contro persone diventati relitti dell’esistenza.

“Credo che possa guarire.”, ho provato a dire.

Ma la signora era troppo impegnata ad imprecare contro il sistema, le istituzioni e i dottori e non mi ha sentito. Ci riprovo: "Signora, sua figlia può farcela".

Finalmente torna fra noi. In silenzio si sarà chiesta se avesse capito bene e se non la stessi prendendo in giro. "Che cosa sta dicendo?", tipo Arndold con il fratello Willis.

"Signora sua figlia ha fatto tanti tentativi, ma neppure una terapia validata scientificamente. Mi permetta di suggerirle un ricovero a Villa Garda.” La signora sii convince e mi promette che farà questo ultimo tentativo.

Da alcuni mesi mi diverto a smentire l'oroscopo: lo leggo per dimostrare al mio amico Salvo che le giornate sono imprevedibili. Per quel giorno mi aveva preannunciato una sorpresa.

Erano passati nove mesi da quella telefonata e la signora si rifà viva. Con la stessa fermezza dell'ammiraglio De Falco a Schettino, mi scrive. "Chiami appena legge". Agli ordini comandante.

"Buongiorno sono il...." e mi sommerge una valanga di ringraziamenti.
In sintesi, dice che le ho salvato la figlia.

Mi sono detto che il merito era dei miei amici di Verona. Ma ho tenuto per me questo segreto. Lo speciale balsamo per l'autostima che mi stava regalando la signora, non intendevo dividerlo con nessuno.

"Dottore, solo un mamma può capire quanta sofferenza c'è nel vedere la figlia appassire e adesso la mia è rifiorita. Lei ha figli?"

"No, ma credo di poterla capire lo stesso. Ho una mamma".

Per una volta l'oroscopo ci ha visto giusto.