A cura di:

Dott. Francesco Iarrera - Reponsabile UOL AIDAP


Da sempre l’industria della moda è stata considerata un terreno fertile dove coltivare l’ideale di magrezza che rappresenta uno dei pilastri dei disturbi alimentari.

Ormai da anni ci siamo abituati a vedere sfilare donne con corpi inquietanti, del tutto contrastanti con la rappresentazione di salute che ogni essere umano dovrebbe custodire.

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Dott. Francesco Iarrera - Reponsabile UOL AIDAP


Da sempre l’industria della moda è stata considerata un terreno fertile dove coltivare l’ideale di magrezza che rappresenta uno dei pilastri dei disturbi alimentari.

Ormai da anni ci siamo abituati a vedere sfilare donne con corpi inquietanti, del tutto contrastanti con la rappresentazione di salute che ogni essere umano dovrebbe custodire.

Consapevoli che i disturbi alimentari rappresentano la seconda causa di morte per le giovani donne occidentali, alcune nazioni Europe, fra cui l’Italia, hanno recepito l’invito della comunità scientifiche ad adottare provvedimenti di legge che obbligano le case di moda a rispettare alcuni criteri che non mettano a rischio la salute delle modelle e di tutte le giovani donne che si identificano in questi modelli.

Anche la Francia, patria delle case di moda più importante al mondo ha voluto seguire la scia ed unirsi al fronte contro l’anoressia, almeno in apparenza.

Infatti, la legge adottata dai transalpini lascia perplessi mostrando gravi lacune ed enorme spazio a personali interpretazioni.

In sintesi, la norma prevede che sia fornito, ogni due anni, un certificato medico generico che attesti lo stato di salute delle modelle. Tuttavia, nel certificato medico non vi è obbligo di rispettare uno specifico livello di peso misurato con BMI (criterio utilizzato in clinica per definire il peso delle persone). Va rilevato che al di sotto di un BMI di 18,5 una donna è considerata sottopeso e peraltro questo valore è uno dei criteri di diagnosi di anoressia nervosa.

L’assenza del “criterio peso” lascia eccessivo margine di interpretazione, ancor più che non vi è obbligo che a redigere il certificato siano medici esperti in DA.

In sostanza, continueranno a passeggiare sulle pedane delle grucce su gambe, giovani donne ossute le cui speranze di carriera spesso si infrangono contro l’anoressia.

Sono state le case di moda francesi ad opporsi all’inclusione di questo parametro e, in qualche modo, l’hanno spuntata ottenendo che questo criterio fosse del tutto escluso.

Come se al processo di Norimberga, gli accusati avessero deciso secondo quali regole essere giudicati per i loro comportamenti.