A cura di:

Dott. Francesco Iarrera - Responsabile UOL AIDAP Oliveri, Referente Regionale AIDAP SICILIA


La pratica clinica è costellata di molti pensieri che ostacolano la perdita di peso. Ne abbiamo selezionati 4.

“Io deve dimagrire, non ho scelta".

Brutte notizie: non è il miglior modo di pensare al cambiamento. Per avere successo occorre trasformare i “devo” in “voglio”. Le “Doverizzazioni” si ispirano al modello della forza di volontà, che è applicabile solo quando gli obiettivi sono a breve scadenza. Fare altri cento metri di corsa, guidare per gli ultimi dieci chilometri malgrado il sonno. Ma la perdita di peso prevede un cambiamento strutturale che deve proiettarsi nel tempo. Questo tipo di cambiamento prevede l’acquisizione di nuove abilità, nuove conoscenze che devono essere sperimentate e corrette nel tempo. Il modello di ispirazione deve essere quello “dell’imparare a maneggiare con cura”.

“Se non perdo peso sono un fallito”.

Le ragioni che incidono sul successo di perdita di peso sono molteplici e non tutte sono sotto il controllo della propria volontà. Il famoso slogan “Volere è potere” non rende giustizia alla realtà del fenomeno e di fatto è poco applicabile ai programmi di cambiamento. Intendiamoci, volere un cambiamento è un elemento necessario al cambiamento stesso, ma non è sufficiente ad ottenerlo. La motivazione è un fenomeno graduale e altalenante. È raro che i pazienti perdano e mantengano il peso al primo o secondo tentativo. Chi perde peso e lo mantiene ci riesce dopo tre, quattro tentativi e racconta che ognuna delle precedenti esperienze non andate a buon fine è stata una opportunità per conoscere meglio gli aspetti su cui agire. Come un bambino che impara a camminare dopo essere caduto molte volte.

“Ho bisogno di una persona forte che mi controlli”

In alcune occasioni un approccio aggressivamente persuasivo può dare dei risultati. Tuttavia è molto raro. Secondo la teoria della reattanza quanto più una persona viene pressata verso un cambiamento tanto più reagirà resistendo al cambiamento proposto. Di norma, questa condizione è rappresentata dalla classica frase che il paziente pronuncia dopo aver ascoltato un consiglio: “Si Dottore, ma….”

Questo metodo attiva un circolo vizioso in cui dopo una prima fase di “luna di miele” la persona si sentirà schiacciata dalla richiesta di cambiamento esercitata dal terapeuta ed inizierà a reagire, dapprima dissimulando le difficoltà incontrate e infine interrompendo la terapia.

“Il dottore è l’esperto, lui sa io eseguo”.

Il terapeuta è esperto del problema, ma nessuno, più del paziente, può essere esperto del proprio problema. Proprio per ottenere il successo è necessaria una relazione di alleanza terapeutica fra nutrizionista e paziente, entrambi impegnati attivamente nel cambiamento.

Una buona metafora è quella della guida di montagna e del novello scalatore. La guida, indica la strada, incoraggia, fornisce informazioni circa i punti di ristoro ma è compito della persona mettersi lo zaino in spalla, camminare e superare gli ostacoli. La guida non lo porterà mai in spalla, nè lo spingerà.

Ognuno dei quattro pensieri descritti possono essere affrontati e superati ricorrendo al metodo della comunicazione motivante, che permette di creare una relazione terapeutica forte, orientata al cambiamento, in cui il paziente accresce le proprie abilità di base, ponendo le fondamenta per una maggiore perdita di peso e un più lungo mantenimento nel tempo.

Per saperne di più

https://www.centrodiriabilitazionenutrizionale.it/doctorj3/index.php?option=com_sppagebuilder&view=page&id=36