A cura di:

Dott. Antonino Faillaci - Responsabile centro Metamorfosi


E’ universalmente accettato il concetto che la medicina basata sulle evidenze (EBM) debba rappresentare lo strumento con cui ogni professionista orienti le proprie scelte cliniche. Questo atteggiamento rappresenta una importante tutela per ogni paziente, per la salvaguardia della propria salute.

Tuttavia, è frequente incappare in pubblicazioni ed eventi formativi, riguardanti la dieta chetogenica, cui si accosta in maniera inopportuna il termine EBM, per giustificarne l’utilizzo in patologia umana.

Affermazioni fuorvianti tipo “la dieta chetogenica è basata sull’evidenza scientifica per tale patologia” meritano un approfondimento che intendiamo condividere al fine di stimolare una riflessione. Se possibile, basata sull’evidenza.

Il termine “ketogenic diet” introdotto nella barra di ricerca di PubMed fornisce complessivamente 94 articoli, a partire dal 2008. A parte un “Consenso Nazionale” spagnolo sulle diete chetogeniche in cui sono definite efficaci nell’epilessia refrattaria al trattamento, nulla esiste relativamente al trattamento di altre patologie. Peraltro, una revisione sistematica Cochrane del 2016 (Martin K, Jackson CF, Levy RG, Cooper PN. Ketogenic diet and other dietary treatments for epilepsy. Cochrane Database of Systematic Reviews 2016, Issue 2. Art. No.: CD001903. DOI: 10.1002/14651858.CD001903.pub3) ha affrontato la tematica delle diete chetogeniche in epilessia, concludendo che i risultati dei trials considerati (sette studi) sono promettenti, tuttavia la scarsa numerosità dei soggetti sottoposti agli studi, il fatto che i soggetti erano tutti in età pediatrica, fanno sì che le evidenze disponibili siano di scarsa qualità. Inoltre, in questa recentissima review è stato rilevato l’elevato numero dei drop out per effetti collaterali, prevalentemente gastrointestinali (a breve termine) e cardiovascolari (a lungo termine) o conseguenti alla scarsa palatabilità del programma proposto. Insomma, risulta impossibile assegnare a queste diete un ruolo di così grande importanza anche nel trattamento dell’epilessia farmaco-resistente.

Continuando la ricerca, non è indicizzata alcuna pubblicazione (trial, review o altro) che riguardi il trattamento di obesità, cefalea, tumori, attività sportiva o altro. Per quanto concerne poi l’uso delle diete chetogene in terapia dell’obesità occorre rilevare che gli Standard Italiani per la cura dell’obesità SIO-ADI del 2013 non contemplino l’uso di queste diete nella prassi terapeutica corretta.

Conclusioni

Troppo spesso si ricorre a un improprio utilizzo del termine EBM per giustificare pratiche terapeutiche fortemente sospette circa la loro reale efficacia e soprattutto i gravi effetti collaterali che potrebbero generare, alcuni di tipo fisico altri a carattere psicologico (ad esempio sviluppo di disturbi alimentari).

È essenziale che prestigiose società scientifiche pongano molta attenzione per evitare di promuovere, patrocinare e, talvolta, organizzare eventi formativi che non facciano riferimento a pratiche basate su robuste prove di efficacia. Altresì dovrebbero scoraggiare l’induzione di inopportuni e ingiustificati atteggiamenti di endorsement verso pratiche non convenzionali, senza un’accurata valutazione preventiva del loro contenuto.